LET’S SPEAK

IN-SEGNARE

Facebook oggi mi ricorda questo, stesso giorno di tre anni fa.

Era periodo di pandemia e confusione, di numeri e di cuori lontani.

Lo pensavo allora e lo penso adesso.

IN-SEGNARE…lasciare un segno.

Sembra incredibile ma sono cambiate tantissime cose da allora, ma non il mio credo.

Ho “dovuto” lasciare una delle mia classi del cuore, andando via gli ho lasciato una lettera, scritta a mano ad ognuno di loro e dentro c’era un seme di girasole, un simbolo di tante cose. Un segno. Una speranza, quella da tenere sempre accesa.

23.10.2020 ore 12.32

Confesso. E sì lo faccio qui perché è un momento di solitudine per tutti e la socialità passa anche da qua, ma anche perché in questo momento vorrei parlare (forse urlare) con qualche “politico” di cui non faccio neanche il nome (e le virgolette non sono casuali). Da piccola mi chiedevo che lavoro volessi fare, indecisa come sono avevo stranamente le idee chiare. Almeno una certezza: vorrei fare qualcosa che quando torno a casa la sera mi faccia dire “ho fatto qualcosa di utile”, ho lasciato un segno, anche se minuscolo, ho fatto la mia piccola parte. Qualcosa che avesse a che fare con la relazione con gli altri certamente. Non so perché io sia così cerebrale, non ci posso far niente, mi sono anche sforzata ad essere diversa, ma che devo dire? Sarà genetica, predisposizione, due genitori ipersensibili, non so, non me lo domando più. Mi prendo come sono, solo con obiettivi di miglioramento strada facendo. E insomma questo volevo fare, qualcosa che mi facesse dormire bene la notte. Chiaro il mio sogno era scrivere ma ci vuole un certo talento e anche un po’ di fortuna, non era così realistico. Giornalista? Mi sarebbe piaciuto molto ma considerando il giornalismo di oggi, no, it’s not my cup of tea, come direbbero gli inglesi, non è roba per me. La prof. Da piccola piccola mi mettevo già a correggere le riviste, davo un 10 e lode a una storia di Topolino…insomma mi sa che c’era qualche predisposizione anche lì! E così ce l’ho fatta. Ma non è stato semplice, come ogni cosa che vuoi conquistarti. Volevo essere brava, competente, aggiornata, preparata. Non lo si é mai abbastanza. Ho insegnato per 14 anni da precaria. E da 1 sono in ruolo. Quindi dopotutto, ce l’ho fatta. Il risultato? Posso riassumerlo con il mio stato d’animo attuale: sono passata dalla rabbia alla rassegnazione. Il prossimo passo è la rinuncia. In mezzo ci sono le delusioni, le frustrazioni, gli entusiasmi spenti, ecc. E no, nessuno mi venga a dire che insegnare è una missione ecc ecc ho condiviso un articolo perfetto su questo argomento, leggetelo. Sì, insegnare credo sia uno dei lavori migliori del mondo. Ma pur sempre un lavoro. E in quanto tale esiste una parola ad affiancarlo: dignità. Rispetto dell’istituzione, del ruolo, delle persone. Valorizzazione di ciò che si fa. Si parla di educazione, qui si ha a che fare con la vita delle persone, della loro crescita, del loro destino, delle loro scelte, del loro futuro. E in quel “loro” ci sono anch’io, anche noi. Mi taccio e continuo la ricerca della mia libertà emotiva, la sola che resta al momento. Solo una cosa: basta giocare con la gente. È una situazione complicata e complessa per tutti e da tutti i punti di vista. Possibile che non esista una figura in grado di comunicare qualcosa che sia altro dai numeri dei contagi? Possibile che tutti abbiano una opinione sulla scuola senza chiedere a chi la scuola la fa tutti i giorni? Ho imparato sulla mia pelle che nei momenti di instabilità e incertezza c’è bisogno di lucidità, chiarezza e fermezza. Bisogna fare delle scelte, punto. Impopolari? E quindi? E quindi?? Possibile che non ci sia proprio nessuno che veda al di là del proprio naso o del proprio orticello…nessuno che riesca a fare qualcosa che sia senza un tornaconto personale. Peccato. Perché se inizi a fare bene il bene, ti torna indietro. E no, non sono quelle frasi fatte “prima o poi il bene che fai ti torna indietro”, no! Se lo fai disinteressato il bene ti torna sempre e ti torna subito!! Attraverso la tua coscienza e l’anima, che la senti proprio che si gonfia si emoziona, balla e diventa più bella. Datemi dell’idealista, della buonista, sognatrice, quello che vi pare. È una scelta anche questa. E io mi impegno a scegliere l’amore, in tutte le sue forme. Sarò matta. Ma lo siamo tutti. Magari.

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